Confindustria e allarme recessione: cosa succede?
Questa discesa dei prezzi è dovuta anche ai toni abbastanza allarmanti di Confindustria il cui comunicato parla testualmente di fiducia crollata, investimenti a picco e Italia ferma.
Va premesso che Confindustria non ha mai avuto un particolare feeling con questo governo e il fatto che il governo abbia ridotto le stime di crescita avvalora anche un po’ i timori alla base di questo scarso feeling.
Effettivamente la situazione non è rosea, secondo me la scommessa forte è che queste misure shock quali quota 100 e reddito di cittadinanza possano impattare in maniera forte sui consumi e quindi anche in termini di turnover generare consumi e quant’altro.
E’ una scommessa forte, gli esiti li conosceremo da qui a qualche mese ed il problema è arrivarci il più rilassati possibile perché poi è un attimo che si infiamma il discorso spread e quindi il rischio è grosso.
Oggi i mercati sono un elemento con cui fare i conti e non basta più la sola propaganda, ma nelle attività politiche da porre in essere occorre comunque rispettare i mercati.
Soprattutto nella condizione in cui siamo ovvero con un debito pubblico importante sulle spalle ed in virtù del fatto che questo debito va rifinanziato in maniera periodica.
I governi nel bene o nel male devono uscire dalla dinamica che i mercati sono brutti, sporchi e cattivi ed entrare in una dinamica di responsabilità di un debito che va onorato e rifinanziato e quindi è bene rispettare risparmiatori o chi vuole sottoscrivere il debito rassicurandoli piuttosto che insultandoli (e quindi anche da un punto di vista di comunicazione magari sacrificare qualche voto, in ottica di salvaguardia di mezzi economici con cui andare a fare le politiche necessarie all’Italia).
Se infatti facciamo mente locale tra fine agosto e settembre abbiamo vissuto momenti infernali in termini di spread e mercati perché ballava la questione del valore del deficit, quando sarebbe bastato anticipare il DEF.
Oggi la comunicazione è un elemento sostanziale ed impatta sui mercati, questi ultimi impattano sui conti pubblici e quindi questa è una catena che va alimentata in modo saggio: ovviamente nel “richiamo” includiamo tutte le parti in causa, anche Confindustria potrebbe provare a non mettersi di traverso e lanciare allarmi catastrofici.
Un senso di responsabilità comune probabilmente sarebbe il modo migliore da parte di tutti i protagonisti coinvolti affinché le misure da porre in essere vadano a beneficio del paese con il benestare dei mercati.